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La mediazione punta tutto sulla fase-2
Anche loro sono mille, ma anziché unire l'Italia hanno il compito di liberarla dal peso delle cause civili arretrate. Un fardello che consuma denaro pubblico, toglie fiato e certezze a imprese e cittadini, tiene lontano i capitali stranieri....
I nuovi «mille» sono gli organismi deputati a gestire le
mediazioni, via alternativa (e spesso obbligata) ai tribunali, insieme agli
istituti che formano i pacieri. A tutt'oggi, il ministero della Giustizia ha
infatti registrato 782 enti di mediazione e 259 di formazione, organismi che
hanno istruito e arruolato un esercito di circa 40mila mediatori.
Soggetti, perlopiù privati, che dovranno dividersi la torta dei procedimenti
civili e commerciali normalmente di competenza dei tribunali ordinari. E alla
fetta fin qui spettante ai "giudici alternativi" se ne aggiungerà presto
un'altra. Dal 20 marzo, infatti, il novero delle materie per cui il tentativo di
composizione amichevole delle controversie è obbligatorio si arricchisce delle
liti condominiali e dei risarcimenti Rc auto. Un contenzioso che il ministero
della Giustizia stima, seppure con le cautele del caso, in 320mila cause l'anno
(si veda l'articolo nella pagina precedente).
Una fase due molto attesa, non solo da chi amministra la giustizia.
L'allargamento dello spazio di obbligatorietà stimola infatti molto le oltre
mille start up che sperano di migliorare i risultati fin qui raggiunti. Da marzo
scorso (quando è entrata in vigore la prima fase) a dicembre, secondo i dati del
ministero della Giustizia, sono state depositate circa 61mila richieste di
mediazione presso gli organismi, due terzi delle quali hanno già concluso, in un
senso o nell'altro, il proprio iter. Con questo ritmo, al prossimo 21 marzo
potremmo essere a quota 80mila. Dunque, il contenzioso che a partire dalla
prossima primavera potrebbe lasciare i tribunali è, potenzialmente di 400mila
cause.
Per i 40mila "pacieri" la nuova ondata di cause condominiali e Rc auto in arrivo
è sicuramente una buona notizia. Anche se c'è ancora l'incertezza legata alla
sentenza della Corte costituzionale sulla tenuta dell'intero impianto della
mediazione, pronuncia attesa tra aprile e maggio. Ma se la Consulta dovesse
rigettare le questioni di costituzionalità , per i conciliatori si tratterebbe di
un'iniezione di fiducia, perché verrebbe meno l'ultimo alibi di chi oppone
resistenza – in primo luogo gli avvocati – e rappresenterebbe un incentivo a
ricorrere alla giustizia alternativa.
Il bilancio di quasi un anno di mediazione obbligatoria dice, innanzitutto, che
se la controparte vince tutte le resistenze e accetta di confrontarsi davanti a
un mediatore, la procedura funziona. Le rilevazioni mostrano, infatti, che
quando l'"aderente" (l'equivalente del "convenuto" nel processo civile) si
presenta, più della metà delle volte il successo è assicurato. Con la differenza
che il termine «successo» sta qui a indicare non solo la fine della procedura,
dunque della lite, ma anche il raggiungimento di un compromesso – tecnicamente,
la "conciliazione" - che sta bene tanto a chi vince quanto a chi soccombe.
Un risultato non da poco, perché non c'è bisogno di affannarsi sugli annali
degli uffici giudiziari per avere notizia di questioni, di entità pure minima,
che si trascinano per anni tra un giudice e l'altro, andando a ingrossare la
mole dei ricorsi pendenti, con contraccolpi esiziali sui tempi dei processi. Per
non parlare, poi, del salto di qualità nei rapporti personali tra i contendenti.
Non è però certo questo il primo pensiero di chi ha l'onere di guidare il
ministero della Giustizia. Tanto Alfano, che l'ha tenuta a battesimo, quanto la
Severino, che perlomeno su questo versante ne prosegue il cammino, sanno che la
partita della crescita del paese si gioca anche sul terreno dell'efficienza
della macchina giudiziaria. Tanto più velocemente si ricompongono le vertenze,
soprattutto quelle economiche, tanto prima si è in grado di affrontare la nuova
realtà .
La durata dell'incertezza, ad esempio su un credito da recuperare o su un
contratto da onorare, è un nemico assolutamente da battere. La mediazione, su
questo punto, dà risposte positive perché la rapidità fa parte del suo Dna: poco
spazio a cavilli, niente bizantinismi procedurali, un paio di udienze (verrebbe
da dire "sedute", perché il mediatore è anche un po' uno psicanalista) e il
gioco è fatto. Le mediazioni chiuse finora con successo hanno avuto una durata
media di 57 giorni. Meno della metà dei quattro mesi imposti dalla legge.
Fonte:
ilsole24ore.com